mercoledì 16 ottobre 2019

Rastrellamento del Ghetto di Roma 16 ottobre del ’43


Rastrellamento del Ghetto di Roma 16 ottobre del ’43


Erano le 05,15 di un sabato mattina di settantasei anni fa, quando dai camion scesero le SS, chiusero ogni varco, ogni possibile uscita secondaria, non erano in cerca di violenti criminali e neppure di sanguinari Partigiani, nei loro mirini cerano: 363 uomini, 689 donne, 207 bambini. Fino alle 16,30 ci fu solo sgomento, paura, incredulità e una sottile speranza che qualcuno arrivasse e in qualche modo li potesse salvare, ma non arrivo nessuno. Per loro si aprirono i cancelli di Auschwitz e le docce, quelle che però al posto dell'acqua lasciavano uscire il gas. Ritornarono, dopo due anni, a guerra finita, non erano più 1259, ma solo in 16, 15 uomini e una donna, questo fu il rastrellamento del ghetto di Roma...io non dimentico !!!

Rastrellamento del Ghetto di Roma 16 ottobre del ’43

Rastrellamento del Ghetto di Roma 16 ottobre del ’43

Rastrellamento del Ghetto di Roma 16 ottobre del ’43


Era il 16 ottobre del 1943, quello che sarebbe passato alla storia come il “sabato nero” del ghetto di Roma. Non un giorno qualsiasi, ma quello più sacro per gli ebrei: Shabbat. Alle 5.15 del mattino le SS invasero le strade del Portico d’Ottavia e rastrellarono 1.259 persone (689 donne, 363 uomini e 207 tra bambini e bambine). A comandarle il tenente colonnello Herbert Kappler. Era stato lui a chiedere agli ebrei della Capitale di consegnargli 50 chilogrammi d’oro in due giorni, che avrebbero dovuto metterli in salvo. Un ricatto che non servì a nulla (l’episodio è mirabilmente raccontato nel film L’oro di Roma di Carlo Lizzani del 1961).

Rastrellamento del Ghetto di Roma 16 ottobre del ’43

Rastrellamento del Ghetto di Roma 16 ottobre del ’43

Rastrellamento del Ghetto di Roma 16 ottobre del ’43

Rastrellamento del Ghetto di Roma 16 ottobre del ’43

Rastrellamento del Ghetto di Roma 16 ottobre del ’43

Rastrellamento del Ghetto di Roma 16 ottobre del ’43



Il 18 ottobre, alle 14.05 , diciotto vagoni piombati partirono con 1.203 persone dalla stazione Tiburtina, verso il campo di concentramento di Auschwitz. Soltanto 16 di loro sopravvissero (15 uomini e una donna, Settimia Spizzichino, scomparsa nel 2000, torturata a Bergen-Belsen. Le sue memorie sono raccolte nel volume Gli anni rubati e la sua storia è anche diventata un documentario dal titolo Nata 2 volte: storia di Settimia ebrea romana). Ad oggi, dopo la scomparsa di Enzo Camerino il 2 dicembre 2014, Lello Di Segni è l’unico sopravvissuto. Durante il viaggio dei convogli, a nord di Padova, un giovane, Lazzaro Sonnino (qui la sua storia, ripresa da La Nuova Sardegna), riuscì a fuggire, gettandosi dal convoglio in movimento. Fatti uscire dai vagoni, i deportati vennero divisi in due file: da una parte 820, giudicati fisicamente inabili al lavoro, vennero portati nelle camere a gas; 154 uomini e 47 donne, fisicamente sani, furono in parte destinati ad altri campi di sterminio. Come ha ricordato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 75esimo anniversario del rastrellamento degli ebrei a Roma. 

Rastrellamento del Ghetto di Roma 16 ottobre del ’43

Rastrellamento del Ghetto di Roma 16 ottobre del ’43

Rastrellamento del Ghetto di Roma 16 ottobre del ’43

Rastrellamento del Ghetto di Roma 16 ottobre del ’43



“Il 16 ottobre 1943 fu un sabato di orrore, da cui originò una scia ancor più straziante di disperazione e morte: la deportazione degli ebrei dal ghetto di Roma costituisce una ferita insanabile non solo per la comunità tragicamente violata, ma per l’intero popolo italiano”. Quell’episodio, ha chiarito il Capo dello Stato, “fu l’inizio anche in Italia, favorita dalle leggi razziali varate dal regime fascista, di una caccia spietata che non risparmiò donne e bambini, anziani e malati, adulti di ogni età e condizione, messi all’indice solo per infame odio… Davanti all’Olocausto – abisso della storia – torniamo a inchinarci. Il ricordo non può non fermarsi sui duecento ragazzi, strappati quella mattina di ottobre dalle loro case, attorno al Portico d’Ottavia: nessuno di loro riuscì a sopravvivere e a fare ritorno nella terra dei loro padri e dei loro giochi. Le lezioni più tragiche della storia vanno richiamate alla conoscenza e alla riflessione delle giovani generazioni, affinché, nel dialogo, cresca la consapevolezza del bene comune. Il sacrificio, la tribolazione, il martirio di tanti innocenti, è un monito permanente alla nostra civiltà, che si è ricostruita promettendo solennemente ‘mai più’ e, tuttavia, ogni giorno è chiamata a operare per svuotare i depositi di intolleranza, per frenare le tentazioni di sopraffazione, per affermare il principio dell’eguaglianza delle persone e del rispetto delle convinzioni di ciascuno”.



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martedì 15 ottobre 2019

Amore Effimero

Amore Effimero

Amore effimero,
contorto,
perpetuo inganno,
coacervo di menzogne,
di sentimento aborto.
Amore, illusione,
promessa
di avvinghiata edera,
solo consumato
tra un paio di lenzuola
e qualche federa.
Amore mercenario,
contratto mascherato,
non di vil pecunia,
ma di onore calpestato.
Amore, sogno infranto,
premeditato e fraudolento...
Lieto sarìa ingurgitarlo,
sol per lo gusto,
immenso poi,
di vomitarlo!
(dal web)


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Che cos’ho imparato sull’amore?



Quello che ho imparato sull’amore è che l’amore esiste.


Amore. 
Che cos’ho imparato sull’amore?
 Quello che ho imparato sull’amore è che l’amore esiste.
Ho imparato che ci sono amori impossibili, amori incompiuti, 
amori che potevano essere e non sono stati. Ho imparato che è meglio una scia bruciante, anche se lascia una cicatrice: meglio l’incendio che un cuore d’inverno. Ho imparato che l’amore non è solo sesso: è molto, molto di più. Ho imparato che l’amore non sa né leggere né scrivere. Che nei sentimenti siamo guidati da leggi misteriose, forse il destino o forse un miraggio, comunque qualcosa di imperscrutabile e inspiegabile. Perché, in fondo, non esiste mai un motivo per cui ti innamori. Succede e basta. È un entrare nel mistero: bisogna superare il confine, varcare la soglia. 
E cercare di rimanerci, in questo mistero, il più a lungo possibile.

Ferzan Ozpetek, da Rosso Istanbul


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lunedì 14 ottobre 2019

F35 : quaranta mila euro per ogni ora di volo

F-35  costerebbero dieci miliardi di euro, oltre ai quattro già spesi,   per aerei che costeranno quaranta mila euro per ogni ora di volo



F-35  costerebbero dieci miliardi di euro, 
oltre ai quattro già spesi, 
per aerei che costeranno 
quaranta mila euro per ogni ora di volo





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Ci sono foto che spaccano il cuore

Ci sono foto che spaccano il cuore.   se ognuno sentisse   nel proprio cuore il dolore degli altri   tutto ciò non accadrebbe!

Ci sono foto che spaccano il cuore. 
se ognuno sentisse
 nel proprio cuore il dolore degli altri
 tutto ciò non accadrebbe!




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Bimbi Amici


Tra i Bambini Non c'è Differenza di Pelle  ma Solo desiderio di Capire e Scoprire l'altro   e la Vita

Tra i Bambini Non c'è Differenza di Pelle
ma Solo desiderio di Capire e Scoprire l'altro
 e la Vita

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Alberto Sordi

Alberto Sordi

ALBERTO SORDI SIETE VOI!
 ll 23 febbraio del 2003 all’età di 83 anni, muore Alberto Sordi,
 uno dei più grandi attori del cinema italiano. Ma Alberto Sordi non era solo questo: era l’italiano con la I maiuscola, nei suoi pregi e difetti. L’opportunista, l’idealista, il vigliacco, l’eroe, il pavido e il coraggioso. La sua non era una maschera, bensì il volto di tutti noi. Ci ha fatto ridere e piangere, riflettere e divagare. Le sue battute sono ormai nel lessico corrente di ognuno di noi. Con più di 180 film è riuscito a tracciare l’esatta figura dell’italiano medio. Quando è scomparso, nel cuore dei nostri connazionali, non era morto un attore, ma “uno di casa”! Centinaia di migliaia di fan, OGNI GIORNO, riempiono i forum o lasciano post su Facebook, parlando di Alberto Sordi, commemorando la sua figura o chiedendo dove reperire materiale inedito, oppure più semplicemente per rendersi partecipi, con un aneddoto, un pensiero legato al grande attore.
 Ecco quindi la volontà del sito ufficiale www.albertosordi.it di convogliare questi utenti nuovamente verso un canale, che sia distinto, unico e di riconoscimento 
al grande lavoro svolto dal nostro “Albertone Nazionale”. 

 Li potete trovare tutte le informazioni relative ai progetti che vogliamo sviluppare. Sono tanti e di diversa natura, ma soprattutto quello che vogliamo è stimolare l’aggregazione dei suoi Fans, la divulgazione di opere e materiali inediti e la condivisione. Contiamo molto sul vostro aiuto,perchè le istituzioni che abbiamo contattato, non hanno recepito il valore del progetto e la necessità di mantenere viva la presenza del nostro grande alberto. 

 Perchè alla fine ALBERTO SORDI SIETE VOI!

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domenica 13 ottobre 2019

DARIO FO

DARIO FO


Il 13 ottobre 2016 ci lasciava l'eterno giullare.

“Dato che esistono oratori balbuzienti,
 umoristi tristi, parrucchieri calvi, 
potrebbero anche esistere politici onesti.”

“Fermare la diffusione del sapere è uno strumento di controllo per il potere perché conoscere è saper leggere, interpretare, verificare di persona e non fidarsi di quello che ti dicono. La conoscenza ti fa dubitare. Soprattutto del potere. Di ogni potere.”


Mario Pirovano con MISTERO BUFFO a Milano dall'8 al 20 Ottobre 2019
MISTERO BUFFO 50 CON MARIO PIROVANO
La Compagnia Teatrale Fo Rame presenta, in occasione del cinquantenario,
un nuovo all'estimento del capolavoro che ha segnato in maniera indelebile la storia del teatro. 

Piccolo Teatro Grassi dall’8 al 20 ottobre 2019 
produzione Compagnia Teatrale Fo Rame
distribuzione Corvino produzioni

In occasione del cinquantesimo dello spettacolo le recite saranno introdotte da protagonisti del mondo della cultura e dello spettacolo vicini a Dario Fo e Franca Rame.

Era il 30 maggio 2969 quando, nell’Aula Magna dell’Università Statale di Milano, occupata da oltre 2000 studenti, entrò Dario Fo per presentare in anteprima assoluta il suo “Mistero Buffo”.
Fu l’inizio di un percorso che attrasse subito centinaia di migliaia di persone, la maggior parte delle quali non frequentavano il teatro nei circuiti classici e convenzionali.
Riproposto dal 1969 ad oggi in oltre 5000 allestimenti, in Italia e all’estero, nelle piazze, nelle scuole, nelle fabbriche, nei teatri, e anche nelle chiese!
Arricchito di volta in volta da nuove e diverse giullarate, “Mistero Buffo” è uno straordinario impasto comico-drammatico le cui radici affondano nel teatro popolare,
quello delle sacre rappresentazioni medievali (chiamate misteri),
 dei giullari e della commedia dell’arte.
Per anni Dario Fo, insieme a Franca Rame, ha raccolto racconti orali, leggende e documenti di teatro popolare di varie regioni italiane e li ha ricostruiti in questo spettacolo.
I monologhi, fortemente provocatori, hanno un sapore ironico e profetico che diverte, stimola, affascina; uno spettacolo che ha la capacità di coinvolgere anche le più giovani generazioni.
Le giullarate, infatti, affrontano tematiche sempre attuali: il potere, l’ingiustizia, la fame, la ribellione, la ricerca di una vita degna da condividere gioiosamente.
I continui richiami all’attualità che fanno da cornice ai vari brani svelano il presente con le sue false ingenuità ed ipocrisie, regalando al pubblico momenti 
di riflessione ma anche di incontenibile comicità.
I brani sono recitati in un linguaggio che mette insieme vari dialetti dell’Italia settentrionale e centrale: una lingua perfettamente comprensibile grazie alla potente gestualità di Mario Pirovano, che lo stesso Fo ha definito ‘fabulatore di grande talento’.

DARIO FO e Franca Rame


DARIO FO e Franca Rame 
MONI OVADIA ricorda con commozione 
Dario Fo ci ha lasciati ed è come se fosse scesa un'eclisse sul teatro intero. Pochi teatranti come lui hanno incarnato nel loro corpo e nel loro gesto, l'idea stessa di teatro...


Mistero buffo è un'opera teatrale di Dario Fo.  Presentato per la prima volta come giullarata popolare nel 1969, è di fatto un insieme di monologhi che descrivono alcuni episodi ad argomento biblico, ispirati ad alcuni brani dei vangeli apocrifi o a racconti popolari sulla vita di Gesù


GUARDA MISTERO BUFFO

Mistero buffo è un'opera teatrale di Dario Fo.
Presentato per la prima volta come giullarata popolare nel 1969, è di fatto un insieme di monologhi che descrivono alcuni episodi ad argomento biblico, ispirati ad alcuni brani dei vangeli apocrifi o a racconti popolari sulla vita di Gesù...

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martedì 8 ottobre 2019

Alda Merini

Alda Merini



Poetessa italiana
DATA DI NASCITA
Sabato 21 marzo 1931
LUOGO DI NASCITA
Milano, Italia
DATA DI MORTE
Domenica 1 novembre 2009  (a 78 anni)
LUOGO DI MORTE
Milano, Italia
CAUSA
Affezione tumorale

Alda Merini

Alda Merini

Alda Merini

Alda Merini

Alda Merini


E poi fate l’amore.
Niente sesso, solo amore.
E con questo intendo
i baci lenti sulla bocca,
sul collo,
sulla pancia,
sulla schiena,
i morsi sulle labbra,
le mani intrecciate,
e occhi dentro occhi.
Intendo abbracci talmente stretti
da diventare una cosa sola,
corpi incastrati e anime in collisione,
carezze sui graffi,
vestiti tolti insieme alle paure,
baci sulle debolezze,
sui segni di una vita
che fino a quel momento
era stata un po’ sbiadita.
Intendo dita sui corpi,
creare costellazioni,
inalare profumi,
cuori che battono insieme,
respiri che viaggiano
allo stesso ritmo.
E poi sorrisi,
sinceri dopo un po’
che non lo erano più.
Ecco,
fate l’amore e non vergognatevi,
perché l’amore è arte,
e voi i capolavori divini.

Alda Merini

Alda Merini

Alda Merini

Alda Merini

Alda Merini

Alda Merini



Biografia • Più bella della poesia
Alda Merini, poetessa milanese, nasce nel capoluogo lombardo il 21 marzo 1931.

Minore di tre fratelli, le condizioni della famiglia sono modeste. Alda frequenta le scuole professionali all'Istituto "Laura Solera Mantegazza"; chiede di essere ammessa presso il liceo Manzoni, ma - sembra incredibile - non supera la prova di italiano. In questi anni dedica molto tempo anche allo studio del pianoforte.

Spinta da Giacinto Spagnoletti, suo vero scopritore, esordisce come autrice alla tenera età di quindici anni. Spagnoletti sarà il primo a pubblicare un suo lavoro, nel 1950: nella "Antologia della poesia italiana 1909-1949" compaiono le sue poesie "Il gobbo" e "Luce".

Nel 1947 incontra quelle che definirà come "prime ombre della sua mente": viene internata per un mese all'ospedale psichiatrico di Villa Turno.

Nel 1951, anche su suggerimento di Eugenio Montale, l'editore Scheiwiller stampa due poesie inedite di Alda Merini in "Poetesse del Novecento".

In questo periodo frequenta per interesse di lavoro ma anche per amicizia Salvatore Quasimodo.

Sposa Ettore Carniti, proprietario di alcune panetterie di Milano, nel 1953. Esce poi il primo volume di versi intitolato "La presenza di Orfeo". Due anni dopo publica "Nozze Romane" e "Paura di Dio". Sempre nel 1955 nasce la primogenita Emanuela: al medico pediatra dedica la raccolta "Tu sei Pietro" (pubblicata nel 1961).

La poetessa inizia poi un triste periodo di silenzio e di isolamento: viene internata al "Paolo Pini" fino al 1972, periodo durante il quale non manca comunque di tornare in famiglia, e durante il quale nascono altre tre figlie (Barbara, Flavia e Simonetta).

Dopo alternati periodi di salute e malattia, che durano fino al 1979, la Merini torna a scrivere; lo fa con testi intensi e drammatici che raccontano le sue sconvolgenti esperienze al manicomio. I testi sono raccolti in "La Terra Santa", pubblicato da Vanni Scheiwiller nel 1984.

Nel 1981 muore il marito e, rimasta sola, la Merini dà in affitto una camera della sua abitazione al pittore Charles; inizia a comunicare telefonicamente con il poeta Michele Pierri che, in quel difficile periodo del ritorno nel mondo letterario, aveva dimostrato numerosi apprezzamenti sui suoi lavori.

I due si sposano nel 1983: Alda si trasferisce a Taranto dove rimarrà tre anni. In questi anni scrive le venti "poesie-ritratti" de "La gazza ladra" (1985) oltre ad alcuni testi per il marito. A Taranto porta a termine anche "L'altra verità. Diario di una diversa", suo primo libro in prosa.

Dopo aver nuovamente sperimentato gli orrori del manicomio, questa volta a Taranto, torna a Milano nel 1986: si mette in terapia con la dottoressa Marcella Rizzo alla quale dedicherà più di un lavoro.

Dal punto di vista letterario questi sono anni molto produttivi: naturale conseguenza è anche la conquista di una nuova serenità.

Negli anni, diverse pubblicazioni consolideranno il ritorno sulla scena letteraria della scrittrice.

Nel 1993 riceve il Premio Librex-Guggenheim "Eugenio Montale" per la Poesia, come altri grandi letterati contemporanei prima di lei, tra i quali Giorgio Caproni, Attilio Bertolucci, Mario Luzi, Andrea Zanzotto, Franco Fortini.

Nel 1996 le viene assegnato il "Premio Viareggio" per il volume "La vita facile"; l'anno seguente riceve il "Premio Procida-Elsa Morante".

Nel 2002 viene pubblicato da Salani un piccolo volume dal titolo "Folle, folle, folle d'amore per te", con un pensiero di Roberto Vecchioni il quale nel 1999 aveva scritto "Canzone per Alda Merini".

Nel 2003 la "Einaudi Stile Libero" pubblica un cofanetto con videocassetta e testo dal titolo "Più bella della poesia è stata la mia vita".

Nel febbraio del 2004 Alda Merini viene ricoverata all'Ospedale San Paolo di Milano per problemi di salute. Un amico della scrittrice chiede aiuto economico con un appello che le farà ricevere da tutta Italia, e-mail a suo sostegno. La scrittrice ritornerà successivamente nella sua casa di Porta Ticinese.

Nel 2004 esce un disco che contiene undici brani cantati da Milva tratti dalle poesie di Alda Merini.

Il suo ultimo lavoro è datato 2006: Alda Merini si avvicina al genere noir con 
"La nera novella" (Rizzoli).

Alda Merini muore a Milano il giorno 1 novembre 2009 nel reparto di oncologia dell'ospedale San Paolo a causa di un tumore osseo.

In memoria della sua persona e della sua opera, le figlie Emanuela, Barbara, Flavia e Simonetta, hanno dato vita al sito internet   www.aldamerini.it  un'antologia in ricordo della poetessa, un elogio all'"ape furibonda", alla sua figura di scrittrice e madre.



Alda Merini